sabato 6 giugno 2015

PRIMA DOMENICA DOPO LA PENTECOSTE (07.06.2015)

Ev. Matei 10, 32-33; 37-38; 19, 27-30
Zis-a Domnul către ucenicii Săi: pentru cel care va mărturisi pentru Mine înaintea oamenilor, voi mărturisi şi Eu pentru el înaintea Tatălui Meu, care este în ceruri. Iar de cel care se va lepăda de Mine înaintea oamenilor, şi Eu Mă voi lepăda de el înaintea Tatălui Meu, care este în ceruri.
Cel ce iubeşte pe tată ori pe mamă mai mult, decât pe Mine, nu este vrednic de Mine. Cel ce iubeşte pe fiu ori pe fiică mai mult, decât pe Mine, nu este vrednic de Mine. Şi cine nu-şi va lua crucea sa şi nu va veni după Mine, acela nu este vrednic de Mine.
Atunci, răspunzând, Petru a zis către Dânsul: iată noi am lăsat toate şi am urmat Ţie; oare, ce vom avea noi? Iar Iisus a zis către ei: adevărat vă spun vouă că voi, cei care M-aţi urmat pe Mine, la naşterea din nou a lumii, când va şedea Fiul Omului pe scaunul slavei Sale, veţi şedea şi voi pe douăsprezece scaune, judecând cele douăsprezece seminţii ale lui Israel. Şi oricine a lăsat case, sau fraţi, sau surori, sau tată, sau mamă, sau femeie, sau feciori, sau ţarini pentru numele Meu, însutit va lua înapoi şi viaţa veşnică va moşteni. Dar mulţi din cei dintâi vor fi pe urmă, şi din cei de pe urmă vor fi întâi.

Mt. 10,32-33; 37-38; 19,27-30
   Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch'io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli.Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me; chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà.[Allora Pietro prendendo la parola disse: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne otterremo?». E Gesù disse loro: «In verità vi dico: voi che mi avete seguito, nella nuova creazione, quando il Figlio dell'uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù di Israele.[Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna. Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi».
Commento
   Nella prima parte del Vangelo di questa Domenica siamo richiamati a meditare sul valore della testimonianza. Perché il cristianesimo di oggi è così stanco, senza vigore e spesso anche senza credibilità? Perché manca la testimonianza credibile di coloro che si chiamano cristiani. Ciò che facciamo nella nostra vita deve essere ispirato dalla Parola di Cristo e del suo insegnamento. Lo so, direte, non è mica facile. Chi l'ha detto che lo sia? Ma credo che Colui, che ci ha chiamato per seguirlo, ci darà anche la forza per farlo. E Lui mantiene sempre la sua promessa. Questa è la nostra forza. In secondo luogo, Gesù ci chiede di mettere Lui al primo posto. Certo, lo sappiamo, dov'è il nostro tesoro, là sarà anche il nostro cuore. Domandiamoci: quale è il posto che diamo a Dio rivelatosi nella persona di Gesù nella nostra vita? Gli apostoli si aspettavano chissà quale ricompensa per il fatto che avevano seguito Gesù, e invece lui  - quasi li delude - promettendo loro la vita eterna. E già, la VITA ETERNA. Cioè la vita senza fine, la vita piena di Dio, alimentata continuamente della sua presenza calda e avvolgente piena di amore che si dona. Non è forse l'esperienza che fa ognuno di noi quando è innamorato, quando si sente perdersi nell'altro, quando sente che l'altro (o l'altra) rappresenta tutto per se? Ebbene sappiamo che questa esperienza, prima o poi, finirà, come tutte le realtà di questo mondo. Questo lo dico, non per disprezzarlo, ma per mettere in evidenza quanto più di questo amore terreno, è l'amore di Dio e il suo richiamo alla vita eterna rivolto a ciascuno di noi. Crediamo noi a questo amore di Dio? In terzo luogo Gesù ci vuol aiutare a pensare e ad agire secondo il pensiero di  Dio. Noi consideriamo i primi quelli che hanno posti di rilievo nella società, quelli che sono più conosciuti, che hanno più soldi e più potere. E invece agli occhi di Dio le cose non stanno proprio così. Anzi, stanno proprio al contrario. Gli ultimi, i poveri, i disgraziati, sono i primi considerati da Dio, perché loro nella loro sofferenza si rendono conto che la loro vita dipende da un altro, da Dio, e quindi si rivolgono con umiltà a Lui che tutto può, per avere il suo aiuto. E quindi gli ultimi saranno i primi nel Regno di Dio, cioè cresceranno di più nella fiducia e nell'affidamento a Dio per la realizzazione della propria vocazione.
P. Iosif


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