domenica 15 marzo 2015

QUARTA DOMENICA DI QUARESIMA (15.03.2015)

Domenica 15 Marzo 2015
Domenica IV di Quaresima: San Giovanni Climaco

Oggi ricorre anche:
Si fa memoria:
  • Domenica IV di Quaresima: San Giovanni Climaco  
Nella quarta domenica dei digiuni della Grande Quaresima le Chiese di tradizione bizantina commemorano san Giovanni Climaco, monaco, asceta, esicasta, che visse nel VI secolo. La memoria di san Giovanni ricorre il 30 di marzo, ma essendo tale data sotto la Quaresima e non potendo nei giorni feriali celebrare la Divina Liturgia, vista la popolarità del santo ed il suo esempio di vita ascetica, modello da seguire nel periodo quaresimale, si è posta la sua festa nella domenica odierna.
San Giovanni nacque verso il 575 in un luogo sconosciuto e la sua vita si sviluppò tra le montagne del Sinai e del Tabor, ove visse e raccontò le sue esperienze spirituali. Notizie su di lui sono riportate in un breve Bios scritto dal monaco Daniele del monastero di Raithu, dove si racconta che a sedici anni Giovanni, divenuto monaco sul monte Sinai, si fece discepolo dell’igumeno Martyrio.
Verso i vent’anni, scelse di vivere da eremita in una grotta ai piedi del monte Sinai, nella località di Tola, a circa otto chilometri dall’attuale monastero di Santa Caterina. Ma la solitudine non gli impedì di incontrare persone desiderose di avere una guida spirituale, come anche di recarsi in visita ad alcuni monasteri presso Alessandria d'Egitto. Il suo ritiro eremitico, infatti, lungi dall’essere una fuga dal mondo e dalla realtà umana, sfociò in un amore ardente per gli altri e per Dio.
Dopo quarant’anni di vita eremitica vissuta nell’amore per Dio e per il prossimo, anni durante i quali pianse, pregò, lottò contro i demoni, fu nominato igumeno del grande monastero del monte Sinai e ritornò così alla vita cenobitica, in monastero. Ma alcuni anni prima della morte, nostalgico della vita eremitica, passò al fratello Giorgio, monaco nello stesso monastero, la guida della comunità. Morì intorno al 649.
Divenne famoso per l’opera la Scala (klímax), conosciuta in Occidente come Scala del Paradiso. Composta su insistente richiesta dell'Igumeno del monastero di Raithu la Scala è un trattato completo di vita spirituale, in cui Giovanni descrive il cammino del monaco dalla rinuncia al mondo fino alla perfezione dell’amore.


Dal Vangelo secondo Marco 9,13-31

In quel tempo uno della folla disse a Gesù: «Maestro, ho portato da te mio figlio, posseduto da uno spirito muto. Quando lo afferra, lo getta al suolo ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti». Egli allora in risposta, disse loro: «O generazione incredula! Fino a quando starò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo da me». E glielo portarono. Alla vista di Gesù lo spirito scosse con convulsioni il ragazzo ed egli, caduto a terra, si rotolava spumando. Gesù interrogò il padre: «Da quanto tempo gli accade questo?». Ed egli rispose: «Dall'infanzia; anzi, spesso lo ha buttato persino nel fuoco e nell'acqua per ucciderlo. Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci». Gesù gli disse: «Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede». Il padre del fanciullo rispose ad alta voce: «Credo, aiutami nella mia incredulità». Allora Gesù, vedendo accorrere la folla, minacciò lo spirito immondo dicendo: «Spirito muto e sordo, io te l'ordino, esci da lui e non vi rientrare più». E gridando e scuotendolo fortemente, se ne uscì. E il fanciullo diventò come morto, sicché molti dicevano: «È morto». Ma Gesù, presolo per mano, lo sollevò ed egli si alzò in piedi.
Entrò poi in una casa e i discepoli gli chiesero in privato: «Perché noi non abbiamo potuto scacciarlo?». Ed egli disse loro: «Questa specie di demòni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera».
Partiti di là, attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Istruiva infatti i suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma una volta ucciso, dopo tre giorni, risusciterà».

  Commento

     Nella quarta domenica della Grande Quaresima, dedicata alla memoria di San Giovanni Climaco, leggiamo di uno dei miracoli di Cristo: la guarigione del ragazzo tormentato da uno spirito sordo e muto. Ci sono molti modi per comprendere questo passo, e oggi ci limiteremo a considerarne alcuni. Iniziamo da questo demone e dal modo in cui tormenta il ragazzo. Da quanto il padre descrive a Gesù, il ragazzo viene gettato nell'acqua e nel fuoco da questo demone sordo e muto. Secondo i Padri, il demone è sordo perché non vuole che il ragazzo ascolti la parola di Dio, e muto per non farlo parlare lodando Dio.
Cos'è questo fuoco? Non è solo il fuoco materiale, ma anche il fuoco dell'ira, della lussuria, della gelosia, quei peccati di fuoco che sembrano darci tanto piacere, e avere tanta presa su di noi.
E che cos'è l'acqua? Qualcosa di altrettanto pericoloso per l'anima: le preoccupazioni di questo mondo, "le onde furiose degli affanni mondani", come le chiama uno dei più grandi commentatori ortodossi delle Sacre Scritture, il beato Teofilatto di Bulgaria. E non c'è un peccato - uno solo - che non abbia una parte di questo fuoco o di quest'acqua.
Il ragazzo era sotto il completo controllo del demone, che lo portava dove voleva, gettandolo nell'acqua o nel fuoco, tanto che il padre poteva a stento salvarlo. A pensarci bene, nel nostro caso non è tanto differente. Abbiamo tanta abitudine ai peccati (siano essi passionali come il fuoco, o di ansia mondana come l'acqua). Dobbiamo ammettere di essere in balìa del nemico. E dobbiamo ammettere di avere bisogno di aiuto. Solo se ci vediamo per quello che siamo possiamo rivolgerci a Cristo per guarire.
Cristo dice all'uomo che vuole vedere il figlio guarito, "Tutto è possibile a chi crede." Questo è vero. Lo comprendiamo. Lo accettiamo. Siamo cristiani. Diciamo "Dio può fare tutto, e guarire chiunque". Ma quando ci troviamo a vedere il fuoco e l'acqua dei nostri peccati personali, iniziamo a dubitare. Dio potrà certamente guarire qualcun altro. Ma crediamo davvero che Dio possa liberarci dalle passioni, dai nostri peccati, dalle cose che abbiamo fatto "fin dall'infanzia?" La maggior parte dei nostri peccati sono radicati in noi fino dall'infanzia: ora, crediamo davvero in questa nostra liberazione? La maggior parte di noi ha da lottare con forza contro una completa incredulità: in questo, non siamo molto diversi dal padre del ragazzo.
Abbiamo per fortuna davanti a noi esempi di grandi santi che hanno saputo compiere cosa degne di ammirazioni perché hanno volto credere, anche dopo avere compiuto peccati terribili. Una delle figure più luminose è quella di Santa Maria l'Egiziana, di cui si legge la Vita nell'Ufficio del Grande Canone (giovedì prossimo) e a cui è dedicata una delle domeniche dell'anno (la prossima). Anche dopo una vita di fuoco (nel suo caso, gli affanni dell'acqua non erano un problema, ma il calore delle passioni era davvero terribile), Maria ha creduto nel potere di guarigione di Dio. Ha creduto, e Dio ha operato miracoli in lei.
Sapendo di dubitare, diciamo anche noi, come il padre del ragazzo: "Signore, credo: aiuta la mia incredulità!" Non è un gioco di parole, è la descrizione più esatta di ciò che il Signore fa alle nostre anime. Egli ci aiuta nell'incredulità, facendo crescere anche il più piccolo seme di fede che trova in noi, se solo sappiamo lasciarci aiutare da lui.
Il nostro compito non si limita comunque a lasciar fare a Dio come se fossimo strumenti completamente inerti nelle sue mani. Il ragazzo appena liberato dal demone cade al suolo, e sembra morto, ma Cristo lo prende per mano e lo solleva. A questo punto è il ragazzo stesso ad alzarsi in piedi. Anche noi dobbiamo imparare a rispondere all'amore di Dio stando in piedi, e questa è la fatica che ci viene richiesta. Se non riusciamo, anche dopo avere gustato il perdono del Signore, a rialzarci in piedi di fronte a lui, allora forse avremo sempre problemi con l'incredulità. Coltiviamo invece questo piccolo seme di fiducia che abbiamo in noi, con la preghiera e il digiuno (le armi che sono indicate come rimedi in questo stesso brano evangelico), forzandoci un poco a frequentare la chiesa, ad accostarci alla confessione, ad approfondire l'insegnamento di Cristo. Egli ci ascolterà, e rafforzerà la nostra fede. E quando sentiremo la sua mano nella nostra, potremo stare in piedi al suo cospetto.
Amen.

Nessun commento:

Posta un commento