venerdì 14 febbraio 2014

IL VANGELO DELLA DOMENICA XXXIV dopo la Pentecoste (16.02.2014)

Il Vangelo secondo Luca 15,11-32

Il figlio perduto e il figlio fedele: "il figlio prodigo"

[11]Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. [12]Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze. [13]Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto. [14]Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. [15]Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. [16]Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava. [17]Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! [18]Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; [19]non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. [20]Partì e si incamminò verso suo padre.
Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. [21]Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. [22]Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l'anello al dito e i calzari ai piedi. [23]Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, [24]perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa.
[25]Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; [26]chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò. [27]Il servo gli rispose: E' tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo. [28]Egli si arrabbiò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo. [29]Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici. [30]Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso. [31]Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; [32]ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato».
 
Commento
 
Bellissima questa parabola che tutti ricordiamo come quella “del figliol prodigo” – poi nessuno sa cosa vuol dire prodigo – comunque è un papà che ha due figli, due figli meravigliosi. Meravigliosi perché vogliono giocarsi nella loro vita la loro libertà, come fate tutti voi ragazzi quando siete in combutta coi vostri genitori – bravi genitori: la mamma è la fine del mondo, ha 4-5 “m” di più di quelle che dovrebbe avere; il papà è anche molto generoso, perché quando vede voi pensa sempre che siete molto fortunati – e quindi questi due figli decidono di giocare fino in fondo la loro libertà. Il primo dice “papà, mi stai troppo col fiato sul collo, io voglio provare cosa son capace di fare nella vita: dammi quello che mi spetta, io vado, vado a fare un po’ di giro nel mondo, vado a vedere cosa c’è di bello perché qui mi sento che mi manca l’aria”, e parte. L’altro, invece, non ha i grilli per la testa che ha questo suo fratello, però c’ha un tarlo che continuamente lo corrode, lo erode dentro di sé: questo vuole assolutamente stare col papà, “sta’ tranquillo, io sto qui in casa, però aspetto il momento giusto perché intanto accumulo premi, accumulo meriti, accumulo magari qualche deposito sul mio conto corrente, io sto bene qui, e soprattutto mi faccio il mio bel loculo, la mia bella stanza, il papà mi domanda di lavorare e quello che serve io lo faccio, però la mia vita non è con mio padre, io sto sognando qualcos’altro”. E quindi, quando l’altro fratello scoppia, perché sperpera tutti i suoi beni e non riesce più a capire niente, gli viene in mente che c’è suo papà: quando il mondo non mi vuol più – dice qualcuno – mi rivolgo al buon Gesù. Questo ritorna a casa, sperando però di potersela portare avanti in qualche maniera dentro al tran tran di prima, ma il padre lo sorprende, gli fa una festa infinita, lui non se l’aspetta nemmeno, che c’è un papà che è più grande dei suoi difetti e dei suoi sbagli; e l’altro, invece, ricordate, non ne vuol sapere di questa gioia che scoppia nella sua casa: “ma come, questo qui ha rovinato tutto, viene qui ancora a dividere di nuovo l’eredità, e io son sempre stato qui?” Non si accorge, questo fratello, che lui non vuole bene a suo papà, ma vuole più bene ai suoi vitelli, ai vitelli di suo padre, perché è lì soltanto per poter decidersi prima o poi di mettersi in proprio, e di fare la sua vita, perché suo padre quasi lo intralcia, e il papà, che va a mendicare anche il suo amore, perché lui è più grande dei sogni dei suoi figli: ha rischiato tutto sulla loro libertà, l’ha pagata, ma non cede nel lasciarli liberi: lo invita a fare festa.
Questa è la nostra situazione: noi siamo così, qualcuno parte, qualcuno resta, ma resta male, però c’è sempre un papà più grande di noi, Dio, che ci vuole un bene infinito, non ha paura di come usiamo la libertà, è sempre pronto a raccogliere anche i nostri cocci per ricostruire la nostra vita.
 

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