sabato 21 dicembre 2013

Il VANGELO DELLA DOMENICA

Vangelo secondo Mattei 1,1-25

 

I. NASCITA E INFANZIA DI GESU'

Ascendenti di Gesù

    [1]Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo. [2]Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, [3]Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esròm, Esròm generò Aram, [4]Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmòn, [5]Salmòn generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, [6]Iesse generò il re Davide.
Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, [7]Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asàf, [8]Asàf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozia, [9]Ozia generò Ioatam, Ioatam generò Acaz, Acaz generò Ezechia, [10]Ezechia generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosia, [11]Giosia generò Ieconia e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia.
[12]Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconia generò Salatiel, Salatiel generò Zorobabèle, [13]Zorobabèle generò Abiùd, Abiùd generò Elìacim, Elìacim generò Azor, [14]Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, [15]Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, [16]Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo.
[17]La somma di tutte le generazioni, da Abramo a Davide, è così di quattordici; da Davide fino alla deportazione in Babilonia è ancora di quattordici; dalla deportazione in Babilonia a Cristo è, infine, di quattordici.

Giuseppe assume la paternità legale di Gesù

[18]Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. [19]Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. [20]Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. [21]Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
[22]Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
[23]Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio
che sarà chiamato Emmanuele,
che significa Dio con noi. [24]Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa, [25]la quale, senza che egli la conoscesse, partorì un figlio, che egli chiamò Gesù.
 
    Commento al Vangelo
 
 
 
 

 

Matteo vuole ora parlarci di Gesù e lo fa dopo uno sguardo panoramico a tutta la storia ebraica (1,1-17). È una lunga genealogia con un titolo meraviglioso: “Libro delle origini di Gesù Cristo, figlio di Davide” (1,1). Il suo scopo è chiaro: dimostrare che Gesù, il Messia, è discendente di Davide. Ora, se leggiamo l’intera genealogia sentiremo subito sorgere un problema molto grosso.
Alla fine, infatti, dopo aver ripetuto per 39 volte il verbo “generò”, dice: “Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria dalla quale è stato generato Gesù chiamato “il Cristo”.

Di qui il problema:
Gesù, come può essere il Messia se non discende da Giuseppe al quale si rapporta tutta la genealogia? La catena delle successioni da padre in figlio, che con ritmo monotono continuava per 16 versetti si trova improvvisamente spezzata all’ultimo anello dove non si tratta più del padre ma della Madre dalla quale Gesù è nato. Come può Gesù essere il Messia se non è integrato in questa genealogia?
Ebbene il nostro racconto (1,18-25) mette in evidenza come Giuseppe diventerà capace di inserire Gesù nella sua genealogia davidica, come lo afferma l’inizio del Vangelo: “Libro delle origini di Gesù Cristo, figlio di Davide”. Perché il nostro racconto sia intelligibile dipende molto dalle traduzioni che si danno ad alcuni termini e per questo è necessario che il traduttore faccia buon uso della filologia. Il problema è nei primi due versetti dove ci sono tre termini che esigono una corretta traduzione, anche se si tratta della Bibbia CEI.
Maria e Giuseppe
18 Queste sono le origini di Gesù Cristo. Maria essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. 19 Giuseppe suo sposo, poiché era un uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, decise di ripudiarla in segreto.
Il versetto 18 rimanda senz’altro al 17: Giuseppe, lo sposo di Maria dalla quale è stato generato (per opera dello Spirito Santo), Gesù chiamato il Cristo.

Matteo in questo modo espone un importante atto di fede. Secondo la genealogia Gesù appartiene alla stirpe di Davide, ma è nato da una vergine senza intervento umano. Si annuncia infatti che essendo Maria sua madre sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme “si trovò incinta per opera dello Spirito Santo”. Il “prima che andassero a vivere insieme” dice che il concepimento è avvenuto non da sangue, né da volere di carne, né da volere d’uomo (Gv 1,13).
Il “si trovò” è grammaticalmente esatto e sbalza le traduzioni che dicono “fu trovata incinta”, annullando la domanda oziosa: “Da chi fu trovata incinta?”. Il “si trovò” dice semplicemente la situazione in cui si sentì Maria dopo l’annuncio dell’Angelo (Lc 1,26-28), mentre l’aggiunta “per opera dello Spirito Santo” dice che ci troviamo in un linguaggio di rivelazione.
Qui si rivela che Dio mediante il suo Spirito ha agito in Maria. Si spiega così l’agente dell’espressione “è stato generato di 1,16 e 1,20. Ma se tali sono i fatti, in che modo il Figlio di Maria si aggancia alla stirpe di Davide? Secondo la genealogia “per mezzo di Giuseppe”, un fatto che dev’essere spiegato e lo si farà presto.
Ma prima dobbiamo cercare di capire come Giuseppe venne a sapere che Maria era incinta per opera dello Spirito Santo. Con diversi Padri della Chiesa riteniamo che Giuseppe ha saputo fin dall’inizio che Maria portava in grembo un bambino concepito per opera dello Spirito Santo e che questo l’abbia saputo direttamente da Maria. Perciò egli si sente in situazione di tener conto della presenza dell’azione di Dio e sa che deve prendere le sue decisioni in base a questo dato. Di qui la spiegazione del versetto 19.
Perciò è chiaro che se era “un uomo giusto”, non poteva essere tale secondo la legge; secondo la legge infatti una donna adultera doveva essere denunciata e subire la condanna che a volte era la lapidazione. Perciò l’espressione “non voleva” dice chiaramente che Giuseppe non voleva seguire la legge perché sapeva quello che era avvenuto in Maria.
Per questo prendiamo la parola “giusto” nel senso di rispetto totale della volontà di Dio, un senso che corrisponde anche alla parola “giustizia” nel Vangelo di Matteo. Si pensi a Gesù che vuole compiere fino in fondo “ogni giustizia”, cioè la volontà di Dio (Mt 3,15).
Quindi decise di non accusarla o denunciarla: sono due termini che ricorrono molto nelle traduzioni, ma non sono gli unici. Il verbo greco “deigmatisai” ha pure il significato di “svelare”, “rivelare”. Di qui alcune nuove traduzioni dicono: “Non voleva rivelare il mistero”, cioè capì che non poteva dire in pubblico, quello che Maria gli aveva rivelato in confidenza, doveva conservarlo nel suo cuore come un segreto prezioso.
Ma lui cosa doveva fare? Pieno di timore religioso davanti al mistero, Giuseppe in quel momento non vede nessun’altra via d’uscita se non quella di “ritirarsi segretamente”. Altri traducono di “ripudiarla in segreto” (trad. CEI). Noi traduciamo: “di separarsi in segreto”: pieno di rispetto per Maria nella quale lo Spirito Santo aveva realizzato grandi cose, Giuseppe è pronto a cederla totalmente a Dio.
La missione di Giuseppe
20 Mentre pensava a queste cose, gli apparve in sogno un Angelo del Signore e gli disse: “Giuseppe, figlio di Davide”, non temere di prendere con te Maria tua sposa. Certamente, come già sai, quello che è stato generato in lei è opera dello Spirito Santo. 21 “Essa darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù. Egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati”.
Abbiamo citato le parole dell’Angelo aggiungendo all’inizio: “Certamente come tu sai”. Senza questa aggiunta le traduzioni in corso, compresa quella della CEI, danno l’impressione che Giuseppe solo ora viene a sapere ciò che è avvenuto in Maria, cosa che si oppone all’interpretazione della spiegazione che abbiamo dato, ben fondata nel testo e la sola che ci fa subito capire che Giuseppe sapeva tutto. Comunque è questa sua conoscenza dell’agire di Dio in Maria che, come abbiamo visto, era un ostacolo alla sua coabitazione con Lei. Ma l’Angelo gli toglie subito questo dubbio e gli fa chiaramente conoscere la missione a cui Dio lo chiama. Appunto per precisare questa missione l’Angelo gli dice: “Giuseppe, Figlio di Davide”.
È un titolo fondamentale. Poi gli dice: “Non temere di prendere con te Maria, tua sposa”. Con questo è evidente che Maria di fronte agli altri deve apparire come vera sposa di Giuseppe ed egli come il padre del figlio di Maria a tutti gli effetti. Dio infatti gli cede tutti i diritti di paternità comandandogli di dare il nome al bambino: “Tu lo chiamerai Gesù”, cioè: tu gli farai da padre e lo farai entrare nella discendenza davidica. Per mezzo tuo Gesù sarà colui che porterà a compimento tutte le promesse e “salverà il suo popolo dai suoi peccati”. Giuseppe ora sa che c’è un posto anche per lui accanto a Maria, un posto che non disturba l’agire di Dio in lei.
Ubbidendo compie perfettamente da uomo giusto la volontà di Dio. Ora conosce anche la missione del figlio di Maria e perciò sa che è il Salvatore promesso a Israele suo popolo. Quello che deciderà di fare lo riguarda non soltanto l’essere sposo di Maria, ma lo riguarda anche come membro del popolo. È lui quale discendente di Davide, il detentore delle promesse; è lui che rende Gesù portatore di esse a beneficio di tutto il popolo.
Con questa rivelazione fatta a Giuseppe viene steso un velo sulla vera origine di Gesù. Per ora di fronte alla gente egli sarà conosciuto come figlio di Giuseppe, il carpentiere (Mt 13,55). Lo dice anche l’evangelista Luca (4,23) che conosce la concezione verginale (1,25-38). Eppure parla dei suoi genitori e usa l’espressione “il padre e la Madre di Gesù” (2,33). La rivelazione del mistero della figliolanza divina di Gesù si avrà dopo Pasqua, quando i cristiani, ricevuto il dono dello Spirito Santo, saranno guidati alla piena conoscenza della verità (Gv 16,13) e capiranno il mistero di Gesù servendosi delle Scritture, come ora fa Matteo nei vv. 22-23.
Il compimento di Is 7,14
22 Tutto ciò è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: 23“Ecco una vergine concepirà e darà alla luce un figlio ed essi lo chiameranno Emmanuele” che significa Dio con noi. 24 Quando si destò dal sonno Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’Angelo del Signore e prese con sé la sua sposa: 25 senza che egli la conoscesse, essa diede alla luce un figlio ed egli lo chiamò Gesù.
Tutti i commentatori fanno notare che Matteo modifica la citazione del profeta cambiando il singolare in plurale. Non dice come fa Isaia: “Essa le darà il nome...”, ma dice: “Essi gli daranno il nome Emmanuele”. La maggior parte afferma che questo plurale significherebbe semplicemente “essi”, gli uomini lo chiameranno Emanuele.
È però meglio pensare con La Potterie, Léon Dufour e altri che Matteo mette qui il plurale per implicare anche Giuseppe. Secondo Luca 1,31 è la madre che lo chiamerà Gesù; secondo Matteo 1,25 è Giuseppe che gli dà il nome; secondo Luca 2,21 si dice semplicemente: “gli fu dato il nome Gesù come era stato chiamato dall’Angelo”. D’altra parte come abbiamo già notato in questo passo Matteo si interessa prima di tutto del ruolo e della situazione di Giuseppe. Ed è proprio lui che gli darà il nome Gesù (Matteo 1,25). E così si conclude il racconto: Giuseppe ha compiuto la sua missione: secondo la volontà di Dio egli agisce come sposo di Maria e come padre legittimo del Messia.
La Potterie conclude:
“Leggendo e interpretando questo racconto, non possiamo dimenticare che Matteo si pone direttamente dal punto di vista di Giuseppe e che scrive il racconto per mettere in luce il ruolo eccezionale e la missione di Giuseppe nel mistero dell’Incarnazione”.
Comunque la prospettiva rimane cristologica: Giuseppe è chiamato dall’Angelo: “figlio di Davide” perché proprio grazie a lui, attraverso la sua paternità legale, Gesù sarà integrato nella linea messianica di Abramo e Davide. È il motivo per cui il racconto inizia: “Questa è l’origine di Gesù Messia” (1,18). Sin dall’inizio del suo Vangelo egli dimostra che attraverso la mediazione di Giuseppe, figlio di Davide, Gesù è veramente il Messia di Israele.
Consigli per la predicazione
Uno solo è necessario. Dato che i testi liturgici non rendono possibile una ricca omelia secondo la spiegazione che abbiamo dato, bisogna avere il coraggio di leggere un testo diverso dei vv. 19 e 20 come abbiamo indicato, sicuri che sono ben fondati filologicamente. “Giuseppe che era un uomo giusto non voleva rivelare il mistero (o il segreto) e decise di abbandonarla segretamente”. Non voleva essere giusto secondo la Legge, ma secondo Dio, cioè ricercare in tutto la volontà di Dio. “Abbandonarla”, cioè rifiuta il “ripudio anche segreto”; per lui è sempre la sua sposa, solo che non voleva essere di ostacolo all’agire di Dio. Egli non sapeva qual era il suo posto accanto a lei e perciò decise di andarsene.
Il versetto 20: di per sé la traduzione è esatta, ma se lasciata così l’inesperto pensa che solo ora Giuseppe viene a sapere quello che è avvenuto in Maria; perciò in accordo con la spiegazione data qui si deve aggiungere qualcosa e leggere: “Non temere di prendere con te Maria tua sposa; certamente come tu sai quello che è avvenuto in lei è opera dello Spirito Santo”. Con queste precisazioni il testo offre abbondanza di materiale per la predicazione.
Si parli delle relazioni Giuseppe-Maria, di una giustizia secondo la legge e una giustizia secondo Dio. E soprattutto si sottolinei l’ubbidienza di Giuseppe che, con l’aiuto di Dio, vince i suoi dubbi e si dica qualcosa sulla sua “eccezionale vocazione”. Come Dio ha affidato a Maria la vocazione di essere Madre, così affida a lui la vocazione di fare da Padre a Gesù. Davanti alla gente Gesù doveva apparire come Figlio di Giuseppe e di Maria. Si pensi a quella frase di San Paolo: “non considerò un tesoro geloso l’essere uguale a Dio, spogliò se stesso” e volle apparire uguale in tutto a noi. La sua divinità risplenderà dopo Pasqua. Pensiamo che ce ne sia a sufficienza.
Preghiamo
O San Giuseppe, che bella immagine ci lasci di te in questa pagina di Vangelo.
Aiutaci a imitarti come uomo giusto e fa’ che la ricerca della volontà di Dio ci guidi sempre nella vita.
E fa’ pure che abbiamo sempre il coraggio di dire “sì” a Dio.
In questo tu hai imitato Maria e hai ricevuto una missione eccezionale, quella di fare da padre a suo figlio.
Anche i tuoi dubbi sono per noi un aiuto. Tu li hai vissuti con angoscia ma poi li hai superati con l’aiuto di Dio.
Fa’, o Giuseppe che nei nostri dubbi rimaniamo sempre aperti al volere di Dio e allora sì che riusciremo a vivere bene la nostra esistenza cristiana e a vedere Gesù come l’unico che dà senso alla nostra vita. Amen!


                                                      
D. Mario GalizzSDB
 

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